mercoledì 15 aprile 2020

STEP#8 La concezione fisica del fuoco per Platone


Nei dialoghi di Platone il concetto e/o essenza del fuoco si presenta diverse volte, ricordo, anche solo da esperienza liceali passate, la sua fondamentale importanza del “mito della caverna” perché permetteva la proiezione delle ombre degli oggetti sulla parete rocciosa davanti agli occhi di uomini imprigionati e bloccati. La presenza del concetto “fuoco” che mi ha maggiormente colpito è pero presente nel “Timeo” che probabilmente rappresenta lo scritto platonico che ha influenzato in modo più netto sulla filosofia e sulla scienza. In questo testo vengono affrontate tre problematiche: la prima cosmologica legata alla creazione dell’Apeiron(https://it.wikipedia.org/wiki/%C3%81peiron), la seconda incentrata sulla questione fisica della sua struttura ed infine quello della natura iperuranica che permane nel suo stato di quiete. Nella prima parte dell’opera  Platone si sofferma sul descrivere il dualismo tra mondo delle cose e mondo delle idee oltre a descrivere l’ “Architetto divino”, il Demiurgo, che venne poi anche paragonato ad Dio cristiano.
Il fuoco compare però solo nella seconda parte dove Timeo, personaggio del racconto, descrive la natura del cosmo come privo di forma, caotico e soggetto alle leggi di necessità. Nella trattazione degli elementi fisici si avvisa però che ogni conclusione non può essere certa, ma solo probabile perché tutto è soggetto al divenire. A seguito di tale precisazione Platone inizia a descrivere il cosmo come composto di quattro elementi fondamentali: fuoco, acqua, terra e aria (teoria dello Xu a cui rimando il link di un mio post). Per Platone gli elementi di per sé non erano aspetti puri ed increati, ma derivavano dai triangoli, questi vanno a costituire dei solidi così piccoli da risultare invisibili, ma che in grandi quantità appaiono come, appunto, i quattro elementi:


                                                                  cubo per la Terra
                                                                  ottaedro per l’aria
                                                                  icosaedro per l’acqua


                                                                  tetraedo per il fuoco



Viene  ipotizzata la presenza anche di un quinto solito platonico: il dodecaedro la cui funzione non è nota, ma sembrerebbe svolgere compito puramente decorativo per il cosmo.
Riporto di seguito un breve estratto del “Timeo:

“Iddio, pose Acqua e Aria in mezzo a Fuoco e Terra, e li proporzionò fra loro il più possibile; in modo che il Fuoco fosse rivolto verso l'aria, l'Aria fosse rivolta verso L'Acqua e l'Acqua fosse rivolta verso la terra. Infine collego la Terra al Fuoco e compose un corpo visibile e palpabile”

Tra fuoco e terra (due estremi, I quanto il fuoco è il più leggero, mentre la terra è il più pesante), ritroviamo, Aria e Acqua, che hanno una qualità comune a Fuoco e Terra ed una qualità contraria: la Terra ha in comune con l'Acqua il freddo, mentre il fuoco ha in comune con l'Aria l'umido. In ogni caso, emerge che, anche nel pensiero di Platone, tutti i corpi sono composti da un insieme di elementi distribuiti secondo opportune proporzioni.


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