lunedì 6 aprile 2020

#STEP6 Il fuoco nella letteratura di narrazione

Foto realizzata per la descrizione di Fahrenheit 451
Il fuoco è molto presente nella narrativa da tempi non sospetti, dimostrandosi un elemento trasversale in grado sia di aiutare che di condannare. Uno dei testi pervasi dal fuoco è il capolavoro di Ray Brudbury, “Fahrenheit 451”, dove in un mondo distopico, quasi orwelliano, i pompieri sono milizie del fuoco, non si occupano più estinguere incendi, bensì di appiccare roghi alle case di coloro che infrangevano la legge, sopratutto a chi nascondeva libri, oggetti vietati e banditi essendo la lettura assolutamente vietata per il regime. In questa visione di Brudbury il fuoco diviene strumento nelle mani del “cattivo” per perpetuare la propria influenza e mantenere il controllo della popolazione attraverso la paura. Un altro romanzo molto particolare e significativo è “Il fuoco” scritto da D’Annunzio e pubblicato verso il 1900. In questo romanzo ( rimando il link della trama qui) abbiamo nei due personaggi principali, Stellio e Foscarina, una diversa concezione dell’elemento, per il primo creazione, mentre per la seconda distruzione. Da Stelio il fuoco, immagine di «volontà eroica» e di capacità di plasmare la materia in «poesia pura», viene infatti chiamato «padre». Tanto la Foscarina quanto Stelio avvertono il fuoco come potenza maschile: se lei lo assimila all’amante, la cui passione virile per un’altra donna è avvertita come energia divorante, anche lui l’assimila a se stesso, e precisamente alla forza incoercibile della propria natura egoistica di maschio e della propria ispirazione d’artista che obbediscono entrambe solo alla prepotenza incontrollabile di una legge istintiva.

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